PASSI SCELTI
Ciò che cerchiamo
Una via intermedia
La forma culturale oggi predominante tra i ricercatori dello spirito,
variamente denominata New Age o Next Age o in altri modi ancora, ha estimatori e
detrattori in gran numero, ambedue spesso egualmente acritici.
Vi è chi vi si identifica, e chi la rigetta con sdegno.
Le persone con mentalità scientifica reagiscono con irrisione, quelle che hanno
una formazione religiosa tradizionale con fastidio, la maggior parte dei
letterati con estetico disprezzo.
D’altro canto un bel po’ di gente è annoiata dalle pretese dei piccoli gerarchi
intellettuali o religiosi, equilibristi buoni per tutte le stagioni che
speculano a proprio vantaggio sul deposito del passato, e pertanto se ne
infischia, andando dove le pare, più o meno seriamente: oggi dal guru del
momento, domani al corso di medicina alternativa, dopodomani alla palestra yoga
o al ritiro di meditazione di questo o quel gruppo. Giustamente non ritiene
queste proposte e queste attività peggiori, di fatto se non di principio, di
quelle da cui trae sostentamento la cosiddetta élite.
Questo libretto nasce dal desiderio di indicare una via intermedia un po’ più
efficace.
I due aspetti
Da un lato, è vero che la tradizione porta con sé i valori acquisiti con
l’esperienza di innumerevoli generazioni, che una religione non è una società
per azioni e non si costituisce da un giorno all’altro, che la stragrande
maggior parte dei nuovi guru sono dei ciarlatani inaffidabili.
D’altro lato è però vero che le istituzioni tradizionali sono invecchiate, non
sanno rispondere alle nuove domande, sembrano patire d’artrite, dolorano ad ogni
movimento inconsueto.
La gente al loro interno pare spesso priva di ogni autonomia, poiché è governata
da coloro che, avendo dapprima soggiaciuto all’altrui tirannia, non sono per
questo capaci o interessati a concedere ciò che non hanno mai avuto.
Inoltre, in tanta umana povertà, sorgono inevitabilmente interessi e scandali di
ogni sorta.
E allora?
Sembra logico non rassegnarsi a questo stato di fatto. Sarebbe infatti troppo
comodo per i vecchi burocrati o per i nuovi imbonitori dello spirito se noi
rinunciassimo alle nostre prerogative di umana, ragionevole, autonoma ricerca.
Ogni guaritore ha bisogno di un malato, ogni confessore di un peccatore. E può
anche succedere che il guaritore o il confessore, per non perdere il mestiere,
cerchino di convincere il sano che è malato, il giusto che è peccatore. Se
rinunciassimo alla nostra autonomia, non smetteremmo mai di sentirci malati o
peccatori o qualcosa di simile. Rimarremmo sempre minorenni, ragazzini
perennemente in attesa del giudizio che qualcun altro darà di loro.
E allora, per favore, liberiamoci di queste mistificazioni. Cacciamo fuori di
casa nostra tutti i parassiti, della vecchia e della nuova generazione.
Leggiamo nel libro del passato e consultiamo, tramite il presente, quello
dell’avvenire, senza attaccarci però a nulla, consci che tutto trascorre.
Lo spirito di volta in volta innumerevoli forme abita e abbandona. Ma sempre vi
sono dei testardi che non vogliono andarsene dalla casa vuota. E sempre, per
contro, vi sono degli incauti a cui basta l’apparenza, che non verificano
l’identità del residente.
Noi però mettiamoci in cammino. Se lo spirito non è qui, sarà altrove. Se non
oggi, domani.
Ma come fare?
Cerchiamo di spogliarci di tutte le forme, di lasciare da parte tutte le
categorie, gli slogan ideologici.
Andiamo il più giù possibile.
Non accontentiamoci di poco.
La scommessa è questa: che se ci impegniamo abbastanza a fondo, abbastanza a
lungo, di là da ogni forma, emozione o concetto, di là da ogni appartenenza
ideologica o sociale, sorgerà in noi una diversa presenza.
Questa presenza è una presenza d’amore, ma se proviamo a identificarla con
l’amore che conosciamo, la perdiamo immediatamente.
Perché l’amore che si conosce è un amore legato, ricoperto, assente.
L’amore presente è ciò che cerchiamo.
Quest’amore è la risposta alle domande non formulate, la morte di quelle
formulate.
È il nostro aspetto segreto, che nessuno può assumere, la parola che solo a noi
sta di pronunciare.
Usiamo dunque della libertà di quest’epoca per scardinare i legami del passato,
ma al contempo conserviamo l’armonia delle antiche tradizioni per contenere
l’attuale eccesso New Age di proliferazione formale.
Se alla fine saremo riusciti ad usare senza abuso e senza troppo essere usati,
avremo raccolto una buona messe nel nostro campo.
Avremo riportato accesa a Olimpia la fiaccola del passato, e ci saremo rinnovati
instaurando in noi un’età nuova davvero.
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