Il canto dei cakra
Il suono
Storia degli armonici
Suoni vocalici
Posizione
Respirazione
Note musicali
La pratica
I cakra
Kosha, i cinque corpi umani
Vâyu, le principali modificazioni del prâna
Nâdî, i canali dell’energia
Mûlâdhâra
In breve
Canto nel Centro basale
Svâdhishthâna
In breve
Canto nel Centro sessuale
Manipûra
In breve
Canto nel Centro ombelicale
Anâhata
In breve
Canto nel Centro del cuore
Vishuddha
In breve
Canto nel Centro della gola
Âjñâ
In breve
Canto nel Centro della fronte
Sahasrâra
Risveglio del sahasrâra-padma
Canto nel Centro coronale
Il canto degli armonici
Il cerchio di suono
L’esercizio base
Nota sulla pronuncia del sanscrito
PASSI SCELTI
Vi sono numerosi sistemi di usare i suoni vocalici e il tono per far risuonare i cakra. Questo volume presenta quello con cui ho praticato per molti anni su me stesso e che ho insegnato in corsi o seminari. Non è l’unico sistema per lavorare con i suoni (le vocali in particolare) e i cakra. Ma lo considero il metodo più efficace, perché nasce dall’esperienza fatta su molti sistemi - antichi e moderni, orientali e occidentali - e dalla loro integrazione. è anche il sistema più logico e più vicino all’epoca in cui viviamo e alla lingua che parliamo. Ed è facilmente adattabile a qualsiasi lingua.
La parola è composta da sillabe e, di norma, la sillaba è formata da vocale (che rappresenta l’elemento femminile, il canto, la poesia) e consonante (l’elemento maschile, il parlato, la prosa). I suoni vocalici si differenziano tra loro grazie agli armonici: il suono I ha quelli più acuti, A possiede quelli centrali, U è caratterizzato dai più bassi.
Quando si lavora con suoni creati da noi stessi, l’intenzione che sta dietro il suono può essere importante tanto quanto i suoni che vengono creati. Nei prossimi esercizi, dovete concentrarvi sull’intenzione di proiettare il suono sulle parti del corpo che volete far vibrare. Con continue esperienze nella pratica del suono, potete imparare che è possibile far risuonare ogni parte del corpo con qualsiasi suono. Tuttavia, per questi esercizi, dirigete l’attenzione sulla parte del corpo e sul corrispondente cakra, come indicato. Il suono dev’essere morbido e gentile, come tutti quelli che farete in questi esercizi. Chiudete gli occhi, quando cantate. Diventate consapevoli della parte del corpo dove vibra il suono. La vibrazione sarà sempre nella gola, ma l’esperienza vi insegnerà a indirizzare il suono e a percepirlo dove volete.
Posizione
Prima d’iniziare l’esercizio, trovate una posizione confortevole, su una sedia o sul pavimento. Seduti: a gambe incrociate con la variante che conoscete. Inginocchiati: sui talloni o tra i talloni.
Quando lavorate con gli esercizi di emissione sonora, è raccomandabile: 1) essere consapevoli della posizione; 2) mantenere la spina dorsale ben eretta.
Potete mettere le mani in qualsiasi posizione confortevole: sulle ginocchia o in grembo, con o senza le dita intrecciate. Oppure potete metterle sulla parte del corpo (cakra, organo o plesso) dove volete far risuonare il suono; ciò talvolta amplifica gli effetti della vibrazione e aiuta a focalizzare l’attenzione/intenzione.
Respirazione
Quando emettete questi suoni vocalici, usate un respiro completo per ogni vocale. Mentre lavorate con suoni creati da voi stessi, è importante respirare profondamente, facendo un respiro diaframmatico: significa che quando si inspira è lo stomaco che si espande (e non il torace, come molti fanno, sbagliando). I polmoni non vanno riempiti troppo, altrimenti l’aria in eccesso tende a sfuggire e per trattenerla bisogna fare uno sforzo. L’emissione è dolce e controllata, in modo che l’aria (e dunque il suono) possa uscire con flusso continuo: “come l’olio versato da un’anfora” dice un antico testo.
Il respiro, secondo lo yoga, oltre che su ritmi diversi nel rapporto d’inspirazione-espirazione, avviene anche su livelli diversi: basso, medio, alto. Si dice che, come norma, il fulcro del respiro maschile sia basso e quello femminile alto. Non è chiaro se la differenza abbia origini biologiche o culturali. Però è bene imparare la respirazione completa, che con flusso continuo trasferisca il fulcro respiratorio attraverso i tre diversi livelli.
Respirazione bassa. è raccomandata da tutte le tecniche di origine orientale, smuove in modo naturale l’energia e la prepara a risalire verso i livelli superiori. Ecco l’esercizio consigliato. Seduti o inginocchiati nella consueta posizione comoda, ponete le palme delle mani sulla pancia (i pollici sono all’altezza dell’ombelico). Prendete coscienza della zona pelvica e del coccige. Mentre inspirate, cercate di sentire che la zona pelvica e ipogastrica (quella coperta dalle mani) nonché il coccige si muovono per effetto del respiro: sembrano gonfiarsi quando inspirate e sgonfiarsi durante l’espiro. Eseguite tranquillamente, e non arrendetevi se all’inizio avete qualche difficoltà a sentire l’onda addominale del respiro. La zona delle sensazioni ha bisogno di tempo per essere riscoperta.
Respirazione media. Sempre seduti o inginocchiati in una posizione comoda, ponete le palme delle mani all’altezza del diaframma (i medi sfiorano la bocca dello stomaco). Prendete coscienza della zona del plesso solare, tra ombelico e torace, e della schiena a questo livello. Mentre respirate, cercate di sentire che la zona coperta dalle mani e il dorso si muovono per effetto del respiro: si gonfiano quando inspirate e si sgonfiano durante l’espiro. Continuate a eseguire con calma, e senza rinunciare se all’inizio non è facile percepire l’onda epigastrica del respiro. Anche la zona dell’assimilazione fisica e mentale ha bisogno di tempo per essere riscoperta.
Respirazione alta. Ancora seduti o inginocchiati nella posizione comoda, ponete le palme delle mani sul petto, tra i capezzoli e le clavicole, con i gomiti aderenti al torace. Ora concentratevi sulla zona toracica: petto e dorso. Mentre inspirate, cercate di sentire che la parte alta del petto (quella coperta dalle mani) e le scapole si muovono per effetto del respiro: si gonfiano quando inspirate e si sgonfiano durante l’espiro. Praticate con calma, e continuate anche se all’inizio avete problemi a sentire l’onda toracica del respiro. Anche la zona dei sentimenti ha bisogno di tempo per essere riscoperta.
Respirazione completa. Siete sempre seduti o inginocchiati nella consueta posizione comoda. Ponete le mani in grembo, palme verso l’alto, mano sinistra sopra la destra. Prendete coscienza di tutto il tronco. Poi, mentre respirate, cercate di sentire che, come un’onda, il tronco si gonfia dal basso in alto mentre inspirate e si sgonfia dall’alto in basso mentre espirate. Soprattutto in questa parte completa dell’esercizio è necessario che pratichiate con fiducia, senza arrendervi se all’inizio avrete qualche difficoltà a coordinare le varie fasi dell’esercizio.
Ujjâyi. Quando vi sentite a buon punto, potete introdurre questo esercizio, che consiste in un respiro leggermente rumoroso in gola, tipico di una persona profondamente addormentata. La respirazione va ripetuta per alcuni minuti, magari piegando il mento sul petto, tra le clavicole. Ujjâyi si può anche fare in piedi, sdraiati, camminando o correndo; ripulisce i polmoni (ottimo esercizio per fumatori), tonifica l’organismo, non ha controindicazioni. Con la pratica rilassa la gola.
Respirazione a narici alternate. Per completare gli esercizi precedenti ecco nâdî-sodhana, che, come dice il nome, serve a liberare le nâdî, che nell’individuo normale sono spesso chiuse o intasate. Assumete la postura comoda che preferite, poi chiudete indice e medio della destra sul palmo della mano. A questo punto, con il pollice della destra chiudete la narice destra ed espirate attraverso la narice sinistra. Al termine, sempre tenendo chiusa la narice destra, inspirate da quella sinistra. Poi chiudete con anulare e mignolo la narice sinistra, ed espirate dalla narice destra, che avete liberato dalla leggera pressione del pollice. Mantenendo la posizione delle dita, adesso inspirate dalla narice destra. A questo punto un ciclo è terminato e potete continuare l’esercizio dall’inizio, espirando dalla narice sinistra. Con la pratica metodica di questo esercizio si ha un buon effetto non solo sulla salute fisica, vista l’importanza fondamentale d’una buona respirazione, ma anche sull’equilibrio delle nâdî.
Note musicali
Si possono cantare i singoli suoni vocalici con accorgimenti diversi. Ecco alcuni metodi consigliati:
1) sempre sulla stessa altezza: usate la nota che sentite più adatta in quel momento (è il metodo più facile, adatto anche agli stonati);
2) se avete imparato tecniche di nâda-yoga, potete usare la vostra tonica personale;
3) potete anche cantare le note su altezze diverse, dal basso in alto, con differenti scale:
a) scala diatonica: è quella conosciuta da tutti (Do Re Mi Fa Sol La Si); prendete come base la nota di un diapason o uno strumento che dia l’altezza della prima nota; oppure potete farvi dare la nota di ciascuna vocale da una tastiera o altro strumento; la scala indiana fa: Sa Ri Ga Ma Pa Dha Ni.
b) scala armonica: prendete come base la fondamentale e usate gli armonici dal 2° all’8°. Cioè: Do1 Sol1 Do2 Mi Sol2 Sib-Do3. L’esercizio è complesso e lo indichiamo solo per completezza d’informazione.
Per comodità d’intonazione usate il Do mobile, cioè la tonica base di qualsiasi tonalità.
La pratica
Questo bagno di energia sonora e spirituale si può fare di mattino, di sera o in qualsiasi momento ne sentiate il bisogno; per molti è diventato una pratica quotidiana.
Durata dell’esercizio. Su ogni cakra il suono vocalico andrà fatto per uno o due minuti, o almeno fino a che l’esercizio resta confortevole. Suggeriamo però di non superare i cinque minuti per ciascun suono. Il tempo potrà aumentare quando sarete diventati più esperti nelle tecniche sonore e nel far vibrare il corpo fisico e quello sottile.
Visualizzazione. Durante gli esercizi vi verrà richiesto di visualizzare colori e forme. Questa pratica, eseguita con costanza, permette di attuare le tecniche più sottili e più potenti dello yoga e di disporre di una buona memoria o di una maggiore creatività. Per molti occidentali la visualizzazione è un’attività quasi sconosciuta, consiste nel «sognare» l’oggetto, con gli occhi chiusi (è tuttavia possibile farlo anche a occhi aperti). è un’azione alla portata di chiunque sia in grado di sognare dormendo, cioè di tutti. Potete per esempio visualizzare il vostro frutto preferito e poi degustarlo con l’immaginazione. Se non arrivate a visualizzarlo, prendete un frutto vero, guardatelo, focalizzate la vostra attenzione su di esso e mangiatelo con gli occhi. Poi chiudete le palpebre e sognate questo frutto. Quando visualizzerete a piacere qualsiasi oggetto, avrete ottenuto una buona capacità di concentrazione e di creazione.
Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione del testo in qualsiasi forma senza permesso dell’editore, salvo nel caso di citazioni o di recensioni, purché quanto in esse riportato sia conforme all’originale e se ne citi la fonte.
Via Malta, 36/8 - 10141 Torino Tel. 011-3821049 - Fax 011-3821196 |