Antonella Roggero
Oltre la paura
Dialogo con il maestro interiore

   


   

   

PASSI SCELTI

    

PREFAZIONE

   

Nella stanza dell'analisi entravo e uscivo come un bimbo nella stanza dei giochi: luci e ombre si alternavano, e io volevo scoprire la meraviglia del mistero.

Che cosa era celato dietro la tenda del conosciuto? Quale mistero si nascondeva dietro la mia terribile paura? Quali memorie potevano riportarmi al giorno in cui, per la prima volta, avevo conosciuto e visto la paura? E che cosa aveva determinato quell'incontro? Che cosa era accaduto che io non ricordavo?

Come Teseo nel labirinto mi accingevo a superare i tranelli e le insidie di quel luogo oscuro per uccidere Minotauro, la paura.

Il filo che Arianna, la memoria, mi porgeva, era stato filato con l'inganno, essendo Arianna figlia della stessa madre di Minotauro, Pasifae, la mente.

L'inganno era atroce e, mentre Teseo nel mito uccide Minotauro, rendendogli così ragione di vita, io non uscii dal labirinto fino a che l'intuito, divina folgore, non svelò l'inesistenza di Minotauro, menzogna di Pasifae, e il gioco macchinoso di Arianna che vuole a tutti i costi l'amore di Teseo.

E Teseo? Che ne è di questo eroe, se Minotauro non esiste? Chi è colui che cerca, colui che soffre, colui che vuole sventare la trama dell'inganno in cui crede d'essere caduto per volere di un dio che lo ha abbandonato? Non è forse Teseo il sogno con cui Arianna tesse la storia?

Per lunghi anni vestii gli abiti di Teseo e venerai Arianna, la memoria, che pensavo dovesse condurmi alla dimora di Minotauro, la paura. L'analisi sostenne questo gioco, accendendo di luce a ogni incontro le figure che si muovevano sulla scena della farsa: io, Teseo, Minotauro, la paura e, anacronistico messaggero di pace in questa eterna tenzone, lo psicologo.

Siede costui nel tempo senza tempo, capace di calarsi nel sogno d'ogni uomo, ma ahimè, se crede vero il sogno finisce inevitabilmente per farne parte. E nasce il sottile ma ingombrante filo della dipendenza, perché colui che tiene le parti di Teseo alimenta inevitabilmente la lotta e il sogno, e Teseo vive perché vive chi di lui parla e discute.

Più terribile di Arianna è colui che vuole cambiare la storia, dandole credito, per volgere il favore degli dèi nei confronti di Teseo. E ogni volta che Teseo si arma, Minotauro rinasce.

Questa, la storia della mia psicanalisi fino al giorno in cui il terapeuta mi chiese di tradurre in scritto tutto ciò che poteva dare risposta alle mie domande. Non dovevo costruire la risposta razionale della mente, ma dovevo lasciare che le parole fiorissero da sole, senza comando e senza intenzione alcuna. La mia razionalità s'impose, e rifiutai di sottopormi a quella prova. Ma il terapeuta oppose la sua fermezza: quella era la sua proposta di lavoro, altrimenti”

Toccai con mano come ciò che è male può essere bene e viceversa, perché quel filo sottile che mi legava, creando dipendenza, si rivelò fatale nella mia decisione. Scrissi, aprendo senza saperlo la porta del cuore. Fu come trovare una sorgente. Sono nate le storie, le metafore, il colloquio serrato e vivo con il maestro, figura che la fantasia ha dipinto per dare una bocca alle parole che paiono provenire da un cilindro di mago.

Il maestro risponde a ogni mia domanda con la calma di chi non tiene conto dell'umana impazienza. Non si fa ingannare dal bisogno della mia mente, perché sa che la verità è già nota al mio cuore; così il maestro dice che lui è il timpano e l'allievo l'orecchio che si accinge ad ascoltare la divina nota. Quando chiesi al maestro chi sono, rispose che sono un uscio di legno: il maestro dice che io do più valore alla forma e alla venatura che il legno ha assunto, mentre dovrei smettere di fissare il mio sguardo sull'apparenza delle cose, per lasciare che l'essenza prima di ogni oggetto mi appaia.

Non mi piace che mi abbia paragonata a un uscio, perché un uscio separa e divide, chiude e difende, ma fin dal tempo dei tempi, ha detto il maestro, ciò che separa unisce e ciò che chiude apre.

A distanza di tre anni ho compreso che cercando, come feci, toccai con mano l'impossibilità del cambiamento se il lavoro viene fatto sulla persona. Scoprire la causa della paura in un avvenimento dell'infanzia, o in un fatto qualsiasi dell'esistenza, vuol solo dire credere che la causa dei guai sia stata la mela che Eva mangiò. Che c'entra la mela?

Scoprire la causa dei nostri guai legandoli ai piccoli fatti della nostra esistenza vuol dire perdere di vista il tutto, fissando la cecità dei nostri occhi sul particolare che ricaccia alla solidità dell'ego, alla chiusura del carattere. Certo, un piccolo uccello sarà ferito dai rami dei bassi alberi della pianura, mentre l'aquila reale vedrà le taglienti rocce ferire le sue ali. Ma che sia albero o roccia, che importa se hai veramente compreso che il ramo è il pretesto della vita per fare sì che il piccolo passero s'interroghi, e la roccia è il tramite con cui la vita, materna e sapiente, istruisce l'aquila?

Scoprire con l'analisi chi credi di essere, e cercare di cambiarti, è come, credendo d'essere un orologio che conta il tempo, cercare di “aggiustarti"perché ti stimi in anticipo o in ritardo a misurare le ore. Ma, come direbbe il mio maestro, credi davvero che esista un orologio giusto? E uno in anticipo? E uno in ritardo? Piuttosto chiediti: "Esiste davvero il tempo?"

Il gioco dell'analisi è quello di scoprire chi credi di essere. Se il gioco si ferma qui, e interviene a questo punto il dubbio di non sapere chi realmente sei, tutto tace, e da quel momento si comincia veramente a cercare. Ma generalmente, nella stanza dell'analisi, ognuno di noi guarda, come Narciso, l'immagine che di sé gli rimanda la grande acqua dell'apparenza, sentendosene turbato e preso. Allora, se quel che vedi ti piace, oppure non ti piace ma hai troppa paura di ammetterlo e di metterti in discussione, cadi a capofitto nell'acqua dell'egocentrismo. E se quel che vedi non ti piace, non ti resta che affogarti comunque nella grande acqua, perché chi è colui che potrà mai afferrare un'ombra per mutarla?

Stare seduto sulla sponda della grande acqua per scoprire chi sei cela il più atroce inganno se gli occhi, non attenti, si fissano sull'immagine che compare, stimandola reale. Del resto colui che, scopertosi gufo, pensi d'essere altro da un gufo, cade in un tranello ancor più grande. Allora?

Il mio maestro ha detto: "Dietro la tenda, nulla è celato. Che vai cercando, se ciò che è non è ciò che appare, eppure ciò che appare è ciò che è?".

   

    

   


Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione del testo in qualsiasi forma senza permesso dell’editore, salvo nel caso di citazioni o di recensioni, purché quanto in esse riportato sia conforme all’originale e se ne citi la fonte.

Ritorna alla pagina iniziale

Magnanelli Edizioni

Via Malta, 36/8 - 10141 Torino

Tel. 011-3821049 - Fax 011-3821196