Upekkhâ

Dire «io» è tarparsi le ali

Massime per la liberazione

   


 

PASSI SCELTI

 

Il dolore è prestare fiducia ai dati sensoriali.

La realtà è il mio modo di mettere a fuoco il percepito.

La realtà esterna è la mia conformazione mentale ribaltante.

Il mondo è essudazione della mente.

La mente ordinaria traduce in cose finite ciò che non può essere tradotto, perché infinito.

Manipolazione sensoriale impropria, che dà significati condizionati a ciò che è libero.

Radunare assieme diventa immediatamente dividere un certo insieme dagli altri insiemi.

Vedere, svegliarsi è discriminare il modo di operare della mente.

Illuminazione: cessare di semantizzare, perché tutta l'esistenza è semantizzazione.

Liberazione dal circolo vizioso della mente.

Oltrepassare tutti i quadri di riferimento possibili.

Non costringere il Compiuto.

Annullare il credito che la mente attribuisce a se stessa.

Il mondo è una risonanza armonica della struttura della mente.

Rompere la normale coscienza di essere un io.

Chi scopre il principio dell'apparizione delle cose ne scopre la fine.

Come si vede, così si è.

Noi chiudiamo noi stessi.

Attraverso i sensi mi autocreo, mi autoilludo.

Soffriamo di ipnosi dei composti.

Io: una tortuosità che si arrotola su se stessa.

Togliere significato a qualunque cosa si presenti.

I dati sensoriali sono attività lunari, crepuscolari, ombre. La visione dei composti è attività solare, illuminante.

Il lupo ulula alla luna, al mondo delle apparenze, per rivendicare la realtà.

Siamo una griglia che lascia passare acqua dentro-fuori.

Solo nell'invischiamento si può fare marcia indietro.

Quando faccio, rimescolo solo le acque.

Del corpo della terra io, con i miei sensi, posso percepire solo una minima parte: quella stessa che con i miei sensi proietto.

La materia non esiste: è assunzione di relazioni come materia.

Qualsiasi massa è emessa dalla mente.

Ignoranza: assumere rozzamente la vita, assumere la superficie percettiva per l'interezza dell'essere, assumere in modo ovvio senza chiederci mai nulla creativamente.

Abitudine radicata a ritenerci esseri, ad assumerci come tali.

Forma: ciò che è supinamente accettato, ciò che è assunto indiscriminatamente.

Scuotere la polvere dai propri calzari: indomabilità della visione che non assume supinamente.

Corpo: rappresentazione a se stessi di quel particolare vincolamento, quelle particolari attrazioni-repulsioni.

Svincolarsi da tutti i mondi.

L'io è cullarsi sugli impedimenti.

Vedere la stregoneria tramite cui pare che esista l'io.

Illuminazione: vedere attraverso tutte le cose.

La libertà non accetta regali (regali impropri, il carbone della strega).

La divisione dipende solo dalla percezione sensoriale.

Vera natura: immaterialità.

Il mio sentirmi incarnato è una drammatizzazione.

Smettere di esserci.

Si percepisce per eredità collettiva: percepiamo secondo modalità preconfezionate.

Io: incapsulamento, immobilità, bloccaggio. Incapsulamento della coscienza infinita.

Immediata è l'illuminazione, cioè l'uscita dal trauma.

Nell'illuminazione non sono più possibili condensazioni di forme, rappresentazioni, immagini, pensieri.

Ci si libera dall'essere un essere.

Essere un io: psicosi, coinvolgimento, suggestione, avviluppo improprio, cioè non esistente.

La psicosi egoica è una sospensione della libertà.

La rinuncia è sempre rinuncia al non dato, all'improprietà, alla identificazione impropria.

La libertà sta nella liquidazione del coinvolgimento.

Il liberato ha rigettato tutte le sottigliezze logiche della mente.

Ciò a cui mi avvinghio diventa una barriera insormontabile.

Scombinare il potere dei sensi che combinano i composti.

Non dare più significato.

Se si presentano forme, sono subito viste come costruzioni.

I dati sensoriali mi formano, mi conformano come essere sensoriale.

Le forme sono la luce originaria che, uscita all'esterno, proietta se stessa come oggetti.

L'essere è autosuggestione, un proporsi che si riduce al processo ordinario delle idee.

L'essere è eredità formulativa ereditata dal passato, dall'appassito.

L'io è continua, inveterata assuefazione.

L'io è autocoinvolgimento improprio.

L'io è quel nonsenso che volta le spalle, attimo per attimo, alla realtà assoluta.

Volendolo davvero, l'ideazione si dissolve.

Libertà: cessazione immediata dell'attribuire senso e significato.

Ogni ricerca è soltanto modellare la creta con le nostre mani, secondo le nostre propensioni.

L'inganno sposta continuamente i termini dell'illuminazione, obbligandoci a restare nell'àmbito del conosciuto.

Vedere in cosa consiste la stregoneria dell'esserci è vedere come si formano gli impedimenti: siamo noi che creiamo gli impedimenti.

Idealizziamo, semantizziamo di essere non liberati, non illuminati, presi nella stregoneria.

Errare nel dolore: errore, orrore.

Tutte le regole sono non-liberazione; la liberazione è smettere di costruire e accettare impedimenti.

Essere ciò che non si può non essere: compiuti.

L'azione del vedere non è titanica, ma solare, olimpica. Non comporta sforzo. Sforzo è solo nell'àmbito dei composti. Qui è un soffio.

Accostando gli elementi sorge l'idea delle cose.

La visione liberante è olimpica, solare, perché nel sole, e nelle stelle, la luce è interna, non ancora proiettata all'esterno.

Cicli: riciclamenti.

Siamo affascinati dai composti perché si vedono tante cose. Si vedono altri oltre a noi stessi, ci vediamo moltiplicati all'infinito e ci facciamo affascinare dalla molteplicità.

Non serve smontare i composti, perché sono già smontati. È inutile distruggere ciò che è già distrutto, che non fu mai costruito. Il liberato vede che i composti sono già scomposti.

La retta intenzione di volerci liberare precede la retta comprensione, la visione liberante.

Il mondo è luce esterna che va rimangiata e fatta ridiventare interna, solare.

Poggiando su qualunque punto di riferimento si perde quota.

Morte: fine di un'allucinazione, in cui la luce s'impone da sé.

Le cose sono gli occhi che fumano.

Percepire gli organi interni, cervello compreso, come animali viventi.

Costruire, percepire composti: costruire una divinità e adorarla.

I composti sono un'alterazione della realtà, una creazione psicologica, un nonsenso.

   

   

 


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